Texas: Dallas e Fort Worth tra grattacieli e cowboy
What are you doing in Dallas?
“We’re going to Dallas” , diciamo alla fidanzata texana di un nostro amico a Los Angeles.
“Wow, I’m from Dallas! You will eat wonderful steaks! – ci risponde lei, e visto che la nostra reazione non è molto entusiasta: “And people are very polite”, aggiunge.
Nei giorni successivi, la saga continua con svariati: “What are you doing in Dallas?”, domanda che in particolare continuavamo a sentirci ripetere all’alba del 23 novembre 2017, ovvero il famigerato Thanksgiving Day, giorno in cui tutti gli Stati Uniti si fermano per stare in famiglia e mangiare tacchino.
Ecco, il Texas è uno degli stati più conservatori e carnivori degli USA: cosa diamine ci facevamo a Dallas il Giorno del Ringraziamento, noi che nemmeno mangiamo carne?
L’America vera
E’ che da qualche tempo mi ero fissata con il Texas e con la voglia di scoprire l’America “vera”, qualunque cosa ciò significasse. Avevo letto alcuni articoli che mi avevano incuriosito su Dallas (pur non avendo mai visto una puntata dell’omonima serie), dunque ho voluto a tutti i costi inserire questa città nel nostro itinerario americano.
Oltretutto, avevamo prenotato per ben tre notti a Dallas, per mille ragioni tra cui le varie coincidenze di voli e il fatto che volevamo andare un po’ in giro nei dintorni in auto (per esempio anche arrivare a Austin, di cui tutti ci hanno parlato un gran bene, che però distava circa tre ore e quindi alla fine è saltata).
Giorno 1: Reunion Tower, la Beverly Hills del Texas e Deep Ellum
Siamo atterrati a Dallas alle 6.30 del mattino dopo un volo in notturna da Las Vegas e una notte in bianco: fortuna che il personale dell’hotel in cui alloggiavamo, il favoloso Hyatt Regency con la sua torre panoramica, la Reunion Tower, ci ha concesso un salvifico check in anticipato e da lì è stato amore a prima vista (supportato anche dai due letti king size della nostra stanza e dal punto Starbucks interno aperto 24 ore su 24!).
Come previsto, la prima giornata è trascorsa a letto fino alle 3 del pomeriggio.
Dopo esserci rimessi in sesto siamo andati a fare un giro in auto e poi a cena in un posto buonissimo che vi consiglio: il Bistrò 31. Questo locale si trova in una zona residenziale e commerciale di livello alto, l’Highland Park Village, chiamata anche la “Beverly Hills del Texas”: qua si trovano abitazioni di lusso, negozi alla moda e locali e ristoranti eleganti. Nel nostro ristorante non c’era ovviamente un solo turista e sentivamo i vicini di tavolo che confabulavano sul fatto che fossimo sicuramente italiani, facendo riferimento al nostro “Italian style” (ancora mi chiedo se prenderlo come un complimento o meno!). Immagino comunque che anche loro avrebbero voluto chiederci: “What are you doing in Dallas?”.
Dopo cena siamo andati nel quartiere di Deep Ellum, cuore della cultura musicale di Dallas e dei locali di musica dal vivo. In particolare, siamo andati in un locale su Elm Street, con fama di via hipster, dove abbiamo trovato un gruppo davvero figo che ci ha intrattenuto (c’era ancora qualche scampolo di vita in giro prima del Thanksgiving Day!).
Giorno 2: Downtown, Kennedy Memorial e West End Historic District
La verità è che non avevo minimamente calcolato il Thanksgiving Day, o comunque non avevo calcolato che per gli americani fosse una festa sacra come per noi il Natale, dove tutto ma proprio tutto si ferma. O almeno è stato così a Dallas.
Inoltre, abbiamo scoperto che Dallas è una città di base tranquilla e che dopo una certa ora in certe zone si svuota.
Questo si percepisce in modo molto forte nella Downtown, la zona finanziaria, che dopo le 18 diventa quasi un quartiere fantasma. Ecco, immaginatevi nel weekend del giorno del ringraziamento!
Infatti quel giorno abbiamo provato ad avventurarci in città e in tutta la giornata avremo visto circa 50 persone in giro, noi compresi: la centralissima Main Street sembrava uno scenario post-apocalittico! Siamo riusciti miracolosamente a trovare un locale dove mangiare un panino, perché era tutto chiuso.
Abbiamo visto il Kennedy Memorial, monumento commemorativo su Main Street che ricorda l’attentato a Kennedy, che avvenne proprio a Dallas il 22 novembre 1963 (per la cronaca: non solo abbiamo beccato il giorno del Ringraziamento, ma anche l’anniversario dell’attentato a Kennedy!).
Abbiamo visto anche Dealey Plaza, dove avvenne l’attentato. Non siamo invece riusciti a visitare il Sixth Floor Museum, uno dei molti musei della città (chiusi purtroppo quel giorno) e quello che mi attraeva di più, dove si può ripercorrere la storia del presidente Kennedy. L’edificio si trova appunto al Sesto Piano di uno dei palazzi affacciati su Dealey Plaza, e la finestra ad angolo che dà sulla piazza permette di avere la stessa visuale che ebbe l’attentatore di Kennedy: il museo infatti è situato proprio nell’edificio in cui l’uomo sparò al Presidente. Da Dealey Plaza abbiamo proseguito visitando il quartiere del West End Historic District, con i suoi negozi tipici.
Giorno 3 – Fort Worth e cena panoramica
Finalmente il terzo giorno siamo andati nella vicina Fort Worth, dove si trova il principale aeroporto di Dallas e dove speravamo di vivere l’atmosfera del Texas “vero”, in particolare nella zona storica della città, il Fort Worth Stockyards National Historic District.
Per quanto questa zona fosse molto turistica, ci siamo tolti la soddisfazione di vedere cavalli, tori e saloon 🙂 Quel giorno la zona era presa d’assalto, tutti i locali del quartiere storico erano pieni e noi non mangiando carne ci siamo cibati di patatine fritte.
Non abbiamo potuto assistere a un rodeo perché avremmo dovuto aspettare troppo tempo, ma abbiamo compensato con uno spettacolo di spari e lazi, super turistico ma folcloristico.
La cosa che più mi è piaciuta però sono stati alcuni negozi tipici davvero belli: uno di arredamento in stile country texano, con pezzi (e prezzi) pazzeschi, l’altro con abbigliamento da cowboy, stivali e cappelli, che arrivavano a costare anche 1000 dollari.
La sera abbiamo approfittato ancora del nostro hotel, perché all’ultimo piano della Reunion Tower c’è il Five Sixty, un ristorante che fa decisamente concorrenza al Top of the World di Las Vegas, con vista panoramica sulla città a 360 gradi e piano che ruota su se stesso, dove fanno anche un fantastico sushi (sì, non mangio bistecche e tacchino ma non toglietemi il sushi). Con questa vista abbiamo brindato a Dallas, pronti per ripartire la mattina dopo verso la prossima meta.