20 cose da sapere prima di partire per la Cina
La Cina non è una destinazione convenzionale.
Non è uno di quei luoghi che popolano i feed di Instagram, anche perché in Cina Instagram non esiste, così come Facebook, YouTube e Google (e di conseguenza nemmeno Gmail): sono tutti bloccati dal governo cinese (don’t worry però, vi si può accedere tramite un sistema detto VPN).
Secondo le più recenti statistiche (2019) i cinesi sono un miliardo e quasi quattrocento milioni. E parliamo solo di quelli regolamente registrati all’anagrafe, perchè la politica di pianificazione familiare e la politica del figlio unico hanno fatto sì che per molti anni tante nascite in Cina siano state occultate.
Metropoli come Beijing (Pechino, la capitale) e Shanghai hanno rispettivamente 24 e 27 milioni di abitanti (oltre che diversi milioni di auto in circolazione), e non sono nemmeno le due città più popolose della Cina: Chongqing ha 33 milioni di abitanti!
In pratica: i cinesi sono tantissimi (pensate che gli USA hanno una popolazione di appena 331 milioni, solo l’India riesce quasi ad eguagliare la Cina) e sembrano chiusi nel loro mondo, anche perché parlano davvero poco l’inglese.
La Cina non è una meta facile, a partire dallo scoglio linguistico.
Però sono felice di averla visitata e avrei voglia di tornarci.
Quel che più ho amato della Cina sono i suoi contrasti: una tradizione antica di millenni e i grattacieli più avveniristici, la modestia di certi quartieri e il lusso di certi mall, una cultura tradizionalmente chiusa e la curiosità dei giovani.
C’è tutto un mondo in divenire e tantissimo interesse verso l’Occidente soprattutto da parte dei millenials, che saranno sempre più orientati verso di noi in futuro, man mano che tutte queste barriere andranno inevitabilmente cadendo.
In questo post vi svelo venti cose che secondo me è utile sapere prima di visitare la Cina, ma che potranno incuriosirvi o farvi riflettere anche se non avete intenzione di andare nella terra del Dragone Rosso.
Disclaimer: alcune osservazioni sono basate sulla mia esperienza, che è di dieci giorni, non di dieci anni. Handle with care.
1) Per andare in Cina serve un visto che si può ottenere abbastanza facilmente e in breve tempo. Io l’ho richiesto tramite l’agenzia di viaggio, ma la richiesta si può fare anche in autonomia. Serve il passaporto, una fototessera e possibilmente le informazioni su dove alloggerete. Per maggiori dettagli vi rimando a questo esauriente articolo.
2) Prima di partire vi consiglio di scaricare e installare l’app di We Chat, strumento indispensabile per molte cose in Cina, in particolare per connettersi a certi WI-FI pubblici tramite un codice che viene inviato proprio via WeChat. Inoltre, i contatti business (per esempio in fiera) vengono presi tramite We Chat: la prima cosa che un cinese ti chiede insieme alla business card è il contatto We Chat.
3) Come dicevo Google, Facebook, Instagram e You Tube non funzionano. Non che i cinesi non abbiano social media, anzi: hanno i loro canali social con influencer da decine di milioni di followers. È un mondo enorme visto il loro bacino di utenza ma al momento ancora chiuso in se stesso. Per utilizzare i nostri social network comunque basta usare un sistema detto VPN, da installare sia sul computer che sul telefono prima di arrivare in Cina: ce ne sono vari, io ho utilizzato Express VPN e mi sono trovata molto bene. Il costo è di poco più di 10 euro per un mese di utilizzo. La Vpn in pratica permette di mantenere sul device dove è installata un certo indirizzo IP (nel mio caso italiano), in modo da potersi connettere anche in un luogo dove certi siti sono bloccati perché l’IP rimane quello di un altro Paese.
4) La maggioranza dei cinesi non parla inglese. La lingua ufficiale in Cina è il cinese mandarino, con varie declinazioni dialettali che rendono ad esempio la lingua parlata a Pechino diversa da quella parlata a Shanghai. La lingua è scritta in ideogrammi ma in molti casi si trova scritta in pinyin, che è il cinese in caratteri occidentali. Tuttavia, soprattutto per prendere il taxi, conviene sempre avere scritta la propria destinazione in ideogrammi (noi giravamo con lo screenshot dell’indirizzo dell’hotel sul telefono). In Cina l’inglese decisamente non è la lingua universale. Negli hotel di livello più alto alla reception è parlato (ma non da tutti gli addetti), mentre in molti ristoranti anche di livello alto non lo è. Mai come in Cina ho apprezzato il glossario della mia guida cartacea: in molti viaggi lo guardavo sorridendo chiedendomi chi mai, negli anni 2000, lo utilizzasse. In Cina ho capito: quando non hai internet e non hai un alfabeto o una lingua condivisa, avere un glossario in cui trovare scritto “dov’è il bagno?” può risultare estremamente utile. Consiglio inoltre di scaricare un’app come Pleco o simili che permettono di tradurre simultaneamente una parola e sentirla pronunciata, cosa utilissima per facilitare la comunicazione.
5) Le metropoli cinesi sono davvero enormi e trafficatissime, però tutto sommato nel centro sia di Beijing che di Shanghai ci si muove facilmente sia in taxi che in metro (certo, considerando tempi abbastanza ampi di spostamento). I mezzi di trasporto sono molto efficienti: la metro di entrambe le due città principali sono intuitive e facili da utilizzare. Meno agevole invece è muoversi a piedi da un posto all’altro.
6) Ci sono molte auto elettriche e scooter elettrici: per strada bisogna stare attenti perché c’è molto traffico silenzioso di questi mezzi e il rischio è di finire sotto uno scooter che non si è sentito arrivare!
7) C’è tanto, tanto inquinamento: lo smog è praticamente una presenza fisica nelle metropoli cinesi, e questo è il motivo fondamentale per il quale molti cinesi portano la mascherina, oltre al fatto (forse conseguenza dell’aria poco salubre) che molti soffrono di allergie e infiammazioni alle vie aeree. Io ho provato a indossare una mascherina a Shanghai verso fine viaggio, quando mi ero beccata una brutta infezione alle vie aeree, ma ho appurato che quelle più economiche non sono decisamente confortevoli (soprattutto con l’umidità di Shanghai)!
8) In Cina c’è caos. I cinesi non sono persone ordinate, non si mettono in fila e sono abbastanza… incasinati 🙂
9) Non voglio nascondermi dietro il politically correct: la Cina è un Paese piuttosto sporco. Che certo non vuol dire brutto, però la pulizia non è lo standard. Banalmente, in molti bagni pubblici non c’è la carta igienica, molte madri fanno fare ai loro bambini i bisogni per strada anziché nel pannolino (non ci credevo finché non l’ho visto con i miei occhi). E soprattutto, i cinesi sputano e ruttano, in modo spesso abbastanza plateale. Pian piano ci si abitua ma all’inizio fa un po’ strano (soprattutto quando succede in aereo!). Ho notato che è un’abitudine diffusa in particolare nelle fasce più adulte/anziane della popolazione, credo che l’attenzione verso l’occidente stia influendo nel far percepire ai più giovani queste pratiche come poco apprezzate, tuttavia nessuno si schifa quando un cinese sputa o rutta per strada, in taxi, ovunque.
10) Il fumo è un’abitudine molto diffusa e in particolare può capitare spesso che i taxi abbiano davvero un odore sgradevole: se vi va bene trovate il tassista pulito, ma ahimè molti non lo sono. Per questo su tragitti lunghi è preferibile prenotare una macchina di livello più alto, che non sia un semplice taxi.
11) La mancia non è una pratica consueta: se la aspettano però i facchini, le guide turistiche e in alcuni casi i dipendenti degli hotel particolarmente servizievoli.
12) In Cina si mangia molta carne e io non ne mangio, però con un po’ di attenzione e di ricerca si trovano ristoranti molto buoni e si può mangiare davvero bene. Ammetto di non aver assaggiato lo street food cinese (tipo gli scorpioni!), ma ho trovato piatti deliziosi a base di riso e verdure 🙂
13) Mentre il turismo interno al Paese (e anche da altri paesi asiatici) è diffuso, il turismo occidentale in Cina è piuttosto ridotto, soprattutto a Beijing. In molti luoghi eravamo noi gli unici occidentali presenti e questo fa un certo effetto.
14) C’è molta curiosità verso l’occidente da parte dei cinesi, soprattutto dei giovani. Spesso i cinesi osservano gli occidentali, ma mai in modo fastidioso.
15) Shanghai aspira ad essere la Milano della Cina: è una città modernissima, dove c’è molta attenzione alla moda e alle tendenze. Non è un caso che ci sia una delle sedi di Corso Como 10.
16) I cinesi sono gentili ed educati, soprattutto i più giovani ti danno indicazioni per strada e ti aiutano volentieri. Per loro il rispetto è particolarmente importante e in ambito commerciale questo può essere anche un problema perché spesso per essere educati e rispettosi non sono schietti, ma in definitiva è un bene. Ti rispettano e vogliono essere rispettati.
17) Il tè è imprescindibile per i cinesi, tanto che fuori dalla Cina un hotel che non metta in camera il bollitore può scordarsi di attrarre clientela cinese. Tutti i cinesi – dai tassisti alle guide turistiche, chiunque – vanno in giro con il thermos contenente il tè che sorseggiano nel corso della giornata.
18) I cinesi non amano esporsi nelle conversazioni, parlare di temi caldi o esprimere opinioni: in caso di domande più dirette tendono a glissare (ad esempio quando abbiamo chiesto a un dipendente dell’hotel un’opinione sulla questione Dolce e Gabbana ha sviato la conversazione).
19) Parlando col proprietario di una pizzeria italiana a Shanghai abbiamo avuto la conferma delle capacità manuali e pratiche dei cinesi: se insegni a un cinese a fare la pizza te la farà perfettamente, e sempre esattamente allo stesso modo (e infatti la pizza era buona!). La creatività non è il loro forte, ma la manualità sì.
20) La politica del figlio unico in Cina è stata abolita definitivamente dalla Corte Suprema nel 2015: attualmente le famiglie cinesi possono avere due figli (senza incorrere nel pagamento di multe).