Premessa: un po’ di cose random
Ci ho messo molto tempo per arrivare a scrivere questo post su Cuba e so anche perché.
E’ la mia consueta ansia da prestazione che si traduce in: procrastinare fino al limite possibile tutto ciò che mi spaventa perché temo di non essere all’altezza.
Negli anni sono molto migliorata su questo fronte, quando le cose le DEVO fare ho imparato anche a darmi un metaforico calcio nel sedere e farle, ma quando certe cose non devo proprio per forza farle e un po’ le temo, ecco che sono quelle che rimanderei all’infinito: so che sarebbe il caso che le facessi, ma nessuno mi obbliga dunque perché non aspettare ancora?
Insomma, con questo post su Cuba sotto sotto so che la mia mente ha seguito un po’ questo perverso percorso, lo so perché mi conosco, anche se in questi mesi non lo avrei mai ammesso a me stessa.
Ok, ma perché, vi chiederete – di grazia – avevo questo timore reverenziale nello scrivere il post su Cuba, quando ho scritto senza problemi di svariate altre destinazioni?
Perché Cuba è una realtà speciale, di cui avevo sentito parlare tanto ed entusiasticamente, con implicazioni politiche e sociologiche: la storia di Cuba, la gente di Cuba, il mare di Cuba, la bellezza decadente di Cuba (e ci risiamo: il grande richiamo della decadenza!): insomma, non stiamo parlando di Formentera o di Miami Beach, con tutto il rispetto.
Temevo un sacco di scrivere stronzate superficiali su Cuba, ecco la realtà. L’ho detto.
Ecco perché ho aspettato tre mesi prima di mettere mano a questo post.
Siccome però so che quando le cose ci spaventano il modo migliore per riuscire ad affrontarle è partire con un piccolissimo step per volta, senza darsi obiettivi troppo ambiziosi, ecco che ve lo dico subito: con questo post non ho obiettivi ambiziosi. Non vi dirò cosa dovete assolutamente vedere a Cuba, quali sono le dieci cose top, né mi addentrerò in analisi socio-politiche.
Vi racconterò un po’ di cose random, vi racconterò la mia esperienza, come farei se fossimo amici e ci vedessimo al ritorno da un viaggio, senza pretesa di esaustività, di totalità.
Cuba è grande
Ecco: prima cosa. Cuba è GRANDE. Bella scoperta, direte voi!
Ogni tanto nella mia testa si creano dei corto circuiti per cui mi trovo a pensare due cose contrapposte, ovvero i miei pensieri, su binari completamente paralleli, danno per scontata una cosa e poi un’altra che contraddice la prima. Me ne rendo conto solo quando le esterno a voce alta, e magari qualcuno me lo fa notare, o quando avviene qualcosa per cui la realtà smentisce il pensiero (sì, lo so, non è facile da capire!).
Ecco, io di Cuba nella mia testa davo per scontato che fosse relativamente piccola, diciamo più o meno come la Sicilia, e che con un po’ di buona volontà si potesse girare tutta o quasi in una decina di giorni. Ciò pur avendo nozione del fatto – assolutamente contrastante – che ci fossero circa dieci aeroporti sull’isola.
Ero talmente convinta delle piccole dimensioni di Cuba che non ho verificato più di tanto su Google Maps, prima di partire.
Il nostro tempo di permanenza sull’isola era di 5 giorni, dunque sapevo che non avremmo potuto vederla tutta, ma confidavo di vederne almeno mezza. In particolare, oltre all’Havana e a Varadero dove, dopo tanti dubbi, alla fine avevamo deciso di andare, volevo vedere Trinidad e Cienfuegos.
Perché Varadero
Mi sono sempre detta: se andrò a Cuba, mai andrò a Varadero. Odio la cultura del resort. Però sono finita a Varadero!
Prima di partire mi ero informata sulle spiagge più belle dell’isola e mi avevano parlato molto bene di Playa Pilar, Cayo Coco, Cayo Santa Maria, ma arrivarci da Havana ci avrebbe portato via un sacco di tempo, col risultato di passare ore e ore in macchina senza goderci davvero niente. Stesso ragionamento per Trinidad e Cienfuegos (a meno di fare le solite maratone che spesso costringo il mio fidanzato a fare in viaggio, ma che a Cuba abbiamo unanimamente deciso di risparmiarci, anche perché venivamo già da un viaggio bello impegnativo negli USA). Così abbiamo deciso di fare Havana e poi due notti in resort a Varadero, in modo da goderci almeno tre giorni di mare.
I nostri pernottamenti dunque erano cinque, tre ad Havana e due a Varadero.
Un piccolo errore di calcolo: tappa in Messico
Cuba come meta non l’avevo mai presa in particolare considerazione. Non so perché ma non mi aveva mai attratto più di tanto, per quanto fosse tanto decantata da tutti. Lo scorso anno però quasi improvvisamente mi è venuta voglia di Cuba. Sarà che avevamo in ballo il viaggio negli Stati Uniti e quindi ci saremmo trovati già vicini a Cuba.
Questo per confessare l’errore di valutazione che ho fatto, ovvero decidere di andare prima negli USA e poi a Cuba, non pensando minimamente al fatto che dagli USA non si può volare a Cuba se non per specifici motivi.
Mi sono sentita molto stupida quando ho fatto questo errore, ma ormai i voli di andata verso gli USA e di ritorno da Cuba erano prenotati, a questo punto dovevo capire come arrivare da Dallas a Cuba nel modo più efficace e sicuro possibile e la soluzione migliore che ho trovato è stata passare dal Messico, cioè volare da Dallas a Cancun (la migliore opzione di volo che ho trovato) e da Cancun, alcune ore dopo, ripartire per Havana.
Quest’operazione non si era rivelata nemmeno troppo dispendiosa, avevo trovato ottimi voli, senonché non avevo considerato le dimensioni dell’aeroporto di Cancun e i tempi richiesti dai voli internazionali con bagaglio da spedire. Avevamo circa due ore per prendere il volo per Havana… e ovviamente lo abbiamo perso.
Parentesi: durante il trasporto da un terminal all’altro, circa venti minuti che ci sembravano eterni visto che stavamo rischiando di perdere il volo, ho dimenticato una borsa sulla navetta. Mi rassegnavo ad averla persa ma miracolosamente sono riuscita a ritrovarla con tutto il suo contenuto intatto sulla stessa navetta, grazie a un personaggio di non chiaro ruolo (chiamiamolo problem solver versione messicana!) che, oltre al discorso borsa, ci ha aiutato a risolvere la situazione in cui eravamo finiti, offrendoci assistenza per trovare un hotel per la notte e un nuovo volo, e la sua connessione internet (ovviamente in cambio di una discreta ma meritata mancia).
Quindi ci siamo ritrovati “bloccati” per una notte e un giorno nella ridente Cancun, rintronati dal fuso orario.
Siamo arrivati all’hotel alle 5 del pomeriggio vestiti per il clima di Dallas, con una fame chimica perché non avevamo mangiato niente dalla sera prima, e con gli ospiti dell’hotel che ci guardavamo come se fossimo alieni mentre passeggiavamo a bordo piscina nell’attesa che la nostra stanza fosse pronta, vestiti dalla testa ai piedi, carichi di borse, mangiando la prima cosa che avevamo trovato al minimarket del resort con la voracità di chi non mangia da mesi.
Il giorno dopo siamo finalmente riusciti a partire per l’Havana, con un giorno di ritardo, togliendo quindi un giorno e una notte alla nostra già breve permanenza.
Finalmente a Cuba
Giorno 1.
Per l’alloggio avevamo scelto una casa particular prenotata già da prima via internet, in zona Vedado, e fortunatamente la signora non ci ha fatto pagare la notte persa.
Altra parentesi: la casa che abbiamo scelto era davvero carinissima, con una splendida vista sul Malecon (Avenida de Maceo), il lungomare di 8 km che collega il Puerto de la Habana ad Habana Vieja al quartiere di Vedado, e la signora super gentile, tuttavia se tornassi a Cuba sceglierei probabilmente di pernottare ad Havana Vieja.
Dal Vedado ci vogliono circa 15-20 minuti di taxi per arrivare nella città vecchia e anche se non è molto non è comunque come stare già lì. L’Havana E’ l’Havana Vieja, quindi secondo me conviene pernottare direttamente lì per viverla davvero.
Internet
Internet: questo tasto dolente. Se andate a Cuba, mettetevi l’animo in pace e predisponetevi psicologicamente a disconnettervi per qualche giorno.
Le schede per internet funzionano solo nei resort e nei grandi hotel e non sempre (per esempio nel nostro resort di Varadero ho trovato spesso molta difficoltà a collegarmi, anche con la tessera).
Per utilizzarla ad Havana noi ci dovevamo posizionare all’interno dell’hotel Melia Cohiba, vicino alla nostra casa particular.
Non avere internet non vuol dire solo non poter guardare Facebook, Instagram o le email, vuol dire anche non avere Google maps, per esempio. Forse esiste un modo per scaricare una mappa della città e consultarla offline, ma diversamente ci si trova a girare piuttosto disorientati. Non è facile secondo me orientarsi (la segnaletica ad Havana non aiuta particolarmente), e alla fine arrendersi alla realtà e perdersi è la soluzione migliore per visitare la città.
Fortuna che ci sono i cubani, pronti a sopperire a tutto!
La loro voglia di relazionarsi e di chiacchierare è proverbiale, e trovano sempre un qualche argomento di connessione, il riferimento a qualche amico italiano o che si è trasferito in Italia.
Quando si parla una volta con un cubano, già si è amigos.
FAC: Fabrica de Arte Cubano
La nostra prima sera ad Havana, visto che eravamo arrivati già a pomeriggio inoltrato, non siamo andati ad Havana Vieja e siamo rimasti nella zona del Vedado, dove la proprietaria di casa ci aveva indicato alcuni ristoranti. Cercando uno di questi ristoranti abbiamo chiesto indicazioni a un tassista, che ci ha entusiasticamente raccontato di avere una fidanzata italiana che lo avrebbe raggiunto il giorno dopo (e ci ha anche proposto di andare a cena tutti insieme la sera successiva!). Questo tassista ci ha dato un’indicazione utilissima, consigliandoci di andare, dopo cena, alla FAC, Fabrica de Arte Cubano. Sul momento non gli abbiamo dato troppo credito ma dopo cena abbiamo deciso di provare e abbiamo scoperto un posto che ci ha letteralmente scioccato, uno di quelli che ti svolta la vacanza (e a cui vorrei dedicare un post apposito).
Per il momento vi basti sapere che la FAC “è Cuba ma non è Cuba”. Si trova nella zona della Havana “moderna” ma è uno spazio che si potrebbe trovare tranquillamente a New York.
Di solito diffido dei posti che sono “troppe cose insieme”, ma la Fabrica de Arte Cubano mi ha sorpreso perché riesce a unire tante cose diverse sotto il cappello dell’arte, non solo senza stonature ma anzi risultando incredibilmente cool.
Esposizioni d’arte contemporanea e dissacrante, mini concerti live, proiezioni di film, cocktail bar e tanta bella gente a frequentarla: qualche turista ma soprattutto tanti cubani e cubane che, ripeto, sarebbero stati molto ben inseriti in un locale di New York.
Un luogo unico, che non ci si aspetta a Cuba, eppure che fa parte di quello che è Cuba oggi e che sta diventando.
[Prosegue nel prossimo post]
Fantastico il problem solver messicano, me lo immagino con la classica tranquillità latinoamericana 😀 scherzi a parte, fortunatamente è andato tutto a buon fine. Interessante la Fabbrica di Arte Cubana, non pensavo ci fosse un posto simile!
Ciao Giulia! Sì i messicani sono fantastici! 😀 La Fabrica è davvero un posto che non ti aspetti, la consiglio assolutamente a chiunque abbia in programma un viaggio all’Havana.
È stato un viaggio davvero intenso, si sente dal tuo racconto! Non sono mai stata a Cuba e al momento non è in cima alla mia lista, ma ha un suo grande fascino e con la tua cronaca l’ho sentito più che mai!
Grazie Giulia, è un posto che non lascia indifferenti!
Per fortuna nonostante i disguidi è andato tutto bene, è già un miracolo che tu abbia ritrovato la borsa intatta! Qui in Italia non so se saresti stata così fortunata XD anche io a volte non riesco a buttare subito giù un articolo sul viaggio appena finito, e finisce che lo pubblico diversi mesi dopo, ma è normale, a volte abbiamo bisogno di far sedimentare la nostra esperienza per poterne parlare rendendo onore ai posti visitati 🙂
E’ vero, sedimentare è la parola giusta. Grazie Valeria!
Ciao a tutti cq .anche se cuba a dei problemi rimane un paese stupendo .da tanta vita dentro ti viene propio voglia di vivere .
è vero ! 🙂